STORIA E LEGGENDE DI JERAGO CON ORAGO: TRANSGENDER
CASTELLO DI CAVARIA

Di BonJOvi

Uno strano vezzo, tipico dei paesi  del nostro circondario, è quello di non distinguere le  “Frazioni” dai Comuni
Santo Stefano, Premezzo e Orago non sono “frazioni di” ma sono “Con”.
Sono casi più unici che rari, non ne risultano altri in Italia. 
Approfondite ricerche storiche hanno svelato l’arcano. 
Oggiona, Premezzo e Orago sono i paesi più antichi; i loro nuclei storici affondano le loro radici agli anni antecedenti il mille. Lo sviluppo economico successivo, favorì però uno sviluppo maggiore dei nuclei, allora molto minuscoli, di Cavaria, Santo Stefano e Jerago che superarono, in dimensioni e abitanti, gli antichi borghi.  Questo ‘sorpasso’ creò molto campanilismo.
Quando vi fu la riorganizzazione amministrativa con relativa costituzione dei Comuni, qualche buona mente, a noi sconosciuta, inventò questo interessante compromesso e vezzo del “con” che sostituiva la dicitura “Frazione di”.

Questo dice la storia, ma la leggenda narra qualcosa di diverso cui bisogna fare una premessa. 
Oggiona e Cavaria sono nomi femminili, uniti a nomi maschili, Premezzo e Stefano (il santo fu aggiunto dopo), quindi, come si suol dire, delle “unioni canoniche”, ma Jerago ed Orago?
Si narra che, in  tempi assai lontani, i paesi nascessero dallo sviluppo di un nucleo familiare, e il relativo nome traesse origine da personaggi, o luoghi, frutto della leggenda popolare. 
Oggiona, dicono, fu una donna famosa per le sue entrature nella corte del re della civiltà di Castelseprio,
Stefano era un proprietario terriero importante che la sposò. 
AMANDA LEAR
Di Cavaria si narra che fosse la concubina del re celtico della civiltà di Golasecca e fu costretta a sposare Premezzo per far tacere le malelingue. 
Si parla comunque di unioni tra maschio e femmina e l’anomalia è Jerago e Orago. 
Ecco cosa viene tramandato nei racconti popolari delle nonne che intrattengono i nipotini di fronte al camino. 

Lei era l’unica femmina di 7 fratelli. Cresciuta in ambiente prevalentemente maschile, sapeva faticare e cavalcare come i suoi fratelli. Fino alla pubertà si era sempre vestita da maschio. 
Ma, cresciuta, divenne bellissima, piuttosto alta, con dei lineamenti dolci ma decisi, forse un po’ mascolini (la descrizione leggendaria richiama le caratteristiche di un personaggio contemporaneo che forse molti conoscono: Amanda Lear).
Un giorno si innamorò di un giovane che lei trovò essere la più bella creatura del creato.
Fece di tutto per farsi notare e tutti la notavano, tranne lui. 
Fu un periodo tremendo: Quel giovane che non la apprezzava, anzi non la vedeva nemmeno, creava una situazione che minava le sue sicurezze e la sua auto stima. E lei non pensava ad altro che a lui. 
INNAMORATI
Passarono molti mesi di duro inverno, finché sbocciò una splendida primavera. Era a cavallo e mirava la bellezza della natura in fiore, quando la sua mente andò al suo amato e non corrisposto amore. Assorta in quegli improvvisi e tristi pensieri, le sfuggi un nervoso, stizzito e violento colpo di frustino che si abbattè, improvviso, sul suo destriero. Questi si lanciò a folle velocità per la valle e lei non lo trattenne; gli parve una sorta di fuga dal suo dolore, una inutile ed infantile fuga. 
Il cavallo, arrivato ai margini del terrapieno, inciampò e caddero entrambi a terra. 
Svenne, e quando si risvegliò qualcuno era chino su di lei, un volto di donna che le parse familiare. Aveva solo perso i sensi e stava bene, ma quel viso la rincuorava e, ripresasi, le raccontò del suo difficile amore. 
ORAGO
Il fato in quel momento irruppe sulla sua vita: Quel volto a lei familiare, altri non era che la sorella del suo desiderato amore. 
Avrebbe potuto finalmente avete aiuto per il suo tribolato sentimento? No, perchè,  ciò che colei che avrebbe potuto aiutarla le disse, fu drammatico: “mio fratello è omosessuale, per questo non puoi conquistarlo”.
Le si gelò il sangue nelle vene e il dramma aleggiò nell’aria, ma per poco. 
Lei, vissuta tra maschi, educata da maschio, capì che c’era una soluzione, la più semplice per lei, tornare ad essere quel che era da bimba. 
Gettò alle ortiche tutti i suoi vestiti da donna e si vestì da uomo; cambiò il proprio nome in maschile, usò la prima parte del suo nome, cui uni la seconda di quello dell’amato e ritentò. 
Non ci volle molto, lui “lo” vide e se ne innamorò, vissero felici e contenti ed ebbero tre figli (a quei tempi le conoscenze in materia sessuale erano molto fluide e vaghe). 
Ah, dimenticavo! La nostra eroina si chiamava Jeros ( a quel tempo nome femminile) lui Orago. Aveva cambiato il proprio nome in Jerago. 



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