STORIA E LEGGENDE DI JERAGO CON ORAGO: “LE GUERRE PUNICHE”
di Bon JOvi
Il primo di luglio 2017 il nostro comune ha compiuto 110 anni.
Con regio decreto nr. 48, pubblicato sulla gazzetta ufficiale il 5 marzo 1907, Vittorio Emanuele III re d’Italia e con firma in calce dell’allora presidente del consiglio dei ministri Antonio Giolitti, Jerago con Orago fu dichiarato comune autonomo e disgiunto dal precedente comune di Besnate.
Si trattava di due minuscole comunità che, insieme, contavano mille e quarant’otto abitanti.
Due piccoli borghi che però potevano contare su situazionI favorevoli: la ferrovia al confine con Orago, la strada che collegava Gallarate e Varese e, cosa rara per quei tempi, la disponibilità di energia elettrica in tutte le case fornita dalla grande centrale idroelettrica di Vizzola Ticino, la più grande d’Europa.
Per questi motivi erano sorte nuove e importanti aziende con relativa nuova occupazione e, quindi, benessere.
La separazione da Besnate, però, poteva non essere particolarmente positiva: insieme i tre piccoli borghi erano una importante realtà, si sa l’unione fa la forza. Divisi, specialmente per il neo comune, potevano essere solo difficoltà.
Col senno di poi si può dire che fu una scelta azzeccata. Poi, a ben guardare , geograficamente parlando, Jerago ed Orago si affacciavano alla vallata gallaratese, un’unione sarebbe stata, più logica con Solbiate o con Cavaria. Quest’ultima, infatti, ci provò ad annettersi il neo comune, nel 1928 con Podestà Leone Michaud che la rigettò e successivamente respinta anche dalla provincia nel 1935.
QUESTO DICE LA STORIA.
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Da sopra al lavatoio di Jerago |
Ma per approfondire storicamente come fossero andate le cose, è opportuno considerare anche la ‘storia popolare”. E il popolo narra quanto segue.
Il motivo della secessione di Jerago e Orago da Besnate e il tentativo di annessione di Cavaria, trovano spiegazione ,nella leggenda popolare, in ciò che si potrebbe sinteticamente chiamare: il ratto delle Sabine (besnatesi) e la protezione della razza (dai cavariesi)
Si narra che, un pò a causa dei nuovi ricchi delle nuove aziende industriali, un po per il parco maschi di qualità di Jerago e Orago, c’era un continuo flusso di bellezze muliebri da Besnate all’oltre collina Jeraghese.
In quegli anni il passaggio da un paese all’altro era parzialmente controllato, sia a causa dei dazi commerciali, sia a causa di forti campanilismi, ma anche dalla difficoltá di movimento; per spostarsi non c’erano che le biciclette e i buoi col carro.
Besnate quindi, molto probabilmente, pensò di risolvere il problema separando quelle invadenti comunità di Jerago e Orago, sperando così di frenare la migrazione della migliore gioventù femminile del loro paese.
Per quanto riguarda invece Cavaria, il problema era opposto: pare che il parco muliebre cavariese fosse scarso sia in quantità che anche in qualità e per contro le giovani ragazze del nuovo comune fossero particolarmente attraenti, facendo così il paio con i maschi.
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Scalinata barocca e Statua di San Giacomo |
Questa situazione di contrasti aveva facilitato la formazione di piccole bande di controllo che avevano il compito di regolamentare i flussi tra i paesi. Un paio operavano a Jerago e avevano il compito di fermare le incursioni vendicative dei furibondi fratelli delle besnatesi che venivano accolti a bastonate e calci.
Erano tempi duri e vivaci, siamo in periodi a cavallo e concomitanti a due guerre mondiali, quindi i metodi non erano certo amichevoli.
Si narra di due fronti di battaglia a Jerago: dapprima quello del lavatoio in fondo a via Giulio Bianchi ove si nascondevano i nostri in attesa dell’arrivo degli avversari, poi un’alto alla piazza della chiesa. I besnatesi infatti decisero di aggirare il lavatoio girando dietro al castello e sbucando dalla stradina del San Rocco in piazza della chiesa. Fu quindi posto un nuovo picchetto in vicolo Zeni.
Si narra che i besnatesi ne abbiano più prese che date, ma sono informazione che vengono dai nostri.
L’altro fronte, a difesa dai cavariesi, operava ad Orago in zona ex cooperativa di piazza Vittorio Veneto e aveva il compito di scoraggiare i maschi di Cavaria a caccia di donzelle piacenti. Raccontano che ad Orago, essendo in posizione sopraelevata usassero sistemi diversi, forse meno violenti ma maggiormente convincenti: lanciavano verso i malcapitati ciò che allora non si poteva scaricare nelle fogne (che non c’erano ancora).
Sono periodi complessi che difficilmente si possono interpretare con il metro di giudizio odierno ed è forse opportuno lasciare il giudizio agli storici, noi oggi ne prendiamo solo atto e lo raccontiamo.
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Viabilità e trasporti d'epoca |
Se però per semplice curiosità oggi riusciste a carpire fiducia degli artefici, (detto tra noi, sono i membri storici delle famiglie autoctone) vi mostreranno, nascosti nei solai, i trofei di quelle battaglie. Ebbi modo di vedere un pò di tutto: ciocche di capelli, brandelli di vestiti, numerosi corpi contundenti tipo forche e travi da rimorchio carri, scarpe e molte mutande d’epoca.
Questi contrasti e relative piccole bande continuarono sino ai primi anni ‘70 scemando via via che con l’arrivo del trasporto di massa, (le fiat 500 in particolare) la maggiore disponibilità a muoversi rese pressoché inutile la vigilanza.
Oggi sono rimasti solo tre artefici di quei fatti. Due di loro si limitano a raccontare, mentre il terzo ancora passa dalla zona del lavatoio alla piazza di Orago tutti i giorni. Molti dicono che il giro lo faccia solo per cambiare bar ove bere, ma lui giura che “va a controllare”. Si tratta di “Barolo” chiamato storpiando il cognome ma anche perché è il più grande bevitore della storia moderna del nostro comune.
Anche lui, comunque ormai ha perso moltissimo, dicono che al lavatoio passi pochissimo e ad Orago si veda un pò di più. Qui raccontano che ha avuto una malattia: gli hanno trovato l’”acqua nei polmoni”. Lui non ci si raccapezza e disperato si scusa continuamente con tutti e spergiura “Mi ho mai beü acqua, mai in vita mia, sun mia bon de capì sa che sûcess, giüri, mai beü acqua!”.
Sta finendo un’epoca.
Che foto stupende! Quella della scalinata barocca con le donzelle e gli alberi ancora piccoli non l'avevo mai vista!!
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